30/07/09

BATTAGLIA D'ALESIA


Le fortificazioni diCesare ad Alesia, della battaglia presso Alise-sainte-Reine (52 a.C.).

Cesare piombò su Alesia e la cinse d'assedio: fece costruire un anello di fortificazioni lungo sedici chilometri tutto intorno all'oppidum nemico ed, all'esterno di questo, un altro di ventun chilometri circa, in previsione di un possibile attacco dalle spalle. Le opere d'assedio di Cesare comprendevano così due valli (uno interno ed uno esterno), fossati pieni d'acqua, trappole, palizzate, quasi un migliaio di torri di guardia a tre piani (a 25 metri circa, l'una dall'altra), ventitré fortini (occupati ciascuno da una coorte legionaria, nei quali di giorno erano posti dei corpi di guardia perché i nemico non facessero improvvise sortite, mentre di notte erano tenuti da sentinelle e da solidi presidi), quattro grandi campi per le legioni (due per ciascun castrum) e quattro campi per la cavalleria (legionaria, ausiliaria e germanica), posti in luoghi idonei.[139]
Dopo circa un mese di lungo e logorante assedio, giunse lungo il fronte esterno delle fortificazioni romane un potente esercito gallico di circa 240.000 armati ed 8.000 cavalieri, giunto in aiuto degli assediati.



« Ordinano agli Edui ed alle loro tribù clienti, Segusiavi, Ambivareti, Aulerci Brannovici, Blannovi 35.000 armati; egual numero agli Arverni insieme agli Eleuteti, Cadurci, Gabali e Vellavi che a quel tempo erano sotto il dominio degli Arverni; ai Sequani, Senoni, Biturigi, Santoni, Ruteni e Carnuti 12.000 ciascuno; ai Bellovaci 10.000 (ne forniranno solo 2.000); ai Lemovici 10.000; 8.000 ciascuno a Pittoni e Turoni, a Parisi ed a Elvezi; ai Suessoni, Ambiani, Mediomatrici, Petrocori, Nervi, Morini, Nitiobrogi ed agli Aulerci Cenomani, 5.000 ciascuno; agli Atrebati 4.000; ai Veliocassi, Viromandui, Andi ed Aulerci Eburovici 3.000 ciascuno; ai Raurici e Boi 2.000 ciascuno; 10.000 a tutti i popoli che si affacciano sull'Oceano e per consuetudine si chiamano genti Aremoriche, tra cui appartengono i Coriosoliti, i Redoni, gli Ambibari, i Caleti, gli Osismi, i Veneti, Lessovi e gli Unelli... »
(Cesare, De bello Gallico, VII, 75.)


Al comando di questo immenso esercito di soccorso furono posti: l'atrebate Commio, gli Edui Viridomaro e Eporedorige, e l'arverno Vercassivellauno, cugino di Vercingetorige.Per quattro giorni le legioni cesariane resistettero agli attacchi combinati dei Galli di Alesia e dell'esercito accorrente. Il quarto giorno, questi ultimi riuscirono ad aprire una breccia nell'anello esterno, ma furono respinti grazie all'accorrere prima del legato Labieno, poi dello stesso Cesare, il quale riuscì a rintuzzare l'attacco nemico al comando della cavalleria germanica e delle truppe di riserva raccolte lungo il percorso. Il nemico gallico fu accerchiato, con un'abile manovra esterna. Era la fine del sogno di libertà della Gallia; Vercingetorige si consegnò al proconsole romano.

RESA DI VERCINGETORIGE

La fine di Alesia fu il termine della resistenza delle tribù della Gallia. I soldati di Alesia, così come i sopravvissuti dell'esercito di soccorso, furono fatti prigionieri. In parte furono venduti come schiavi ed in parte ceduti come bottino di guerra ai legionari di Cesare, ad eccezione dei membri facenti parte delle tribù Edui e degli Arveni che furono liberati e perdonati per salvaguardare l'alleanza di queste importanti tribù con Roma. Dopo la vittoria, il Senato decretò venti giorni di festa in onore del proconsole, mentre Vercingetorige fu mantenuto in vita nei sei anni successivi, in attesa di essere esibito nella sfilata di trionfo di Cesare. E, come era tradizione per i comandanti nemici catturati, alla fine della processione trionfale fu rinchiuso nel Carcere Mamertino e strangolato. Al termine di questo settimo anno di guerra, Cesare, dopo aver raccolto la resa della nazione degli Edui, dispone per l'inverno del 52-51 a.C. le undici legioni come segue: le legioni VII, XV e la cavalleria con Tito Labieno ed il suo luogotenente, Marco Sempronio Rutilo, tra i Sequani a Vesontio; la legione VIII con il legato Gaio Fabio e la VIIII con il legato Lucio Minucio Basilo presso i Remi (probabilmente nei pressi di Durocortorum e Bibrax), per proteggerli dai vicini Bellovaci ancora in rivolta; la legione XI con Gaio Antistio Regino tra gli Ambivareti; la legione XIII con Tito Sestio tra i Biturigi (probabilmente a Cenabum); la legione I con Gaio Caninio Rebilo tra i Ruteni; la legione VI con Quinto Tullio Cicerone a Matisco e la XIIII con il legato Publio Sulpicio a Cabillonum presso gli Edui. Egli stesso fissò il suo quartier generale a Bibracte e vi si recò con le legioni X e XII.

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