31/07/09

BATTAGLIA DI FARSALO




Schema della battaglia
Cesare ebbe un altro vantaggio, che si rivelerà decisivo per le sorti della battaglia. Il comandante della cavalleria di Pompeo era infatti Tito Labieno, che aveva combattuto con lui in Gallia prima di passare al nemico. Labieno era abituato ad applicare una tattica che consisteva nell'attaccare sul lato debole dell'avversario, per poi convergere verso il centro contro il grosso dell'esercito nemico.
Lo schema tipico delle battaglie consisteva nello schierare gli eserciti con il grosso delle truppe in mezzo e due ali, spesso di cavalleria, che si confrontavano fra loro. Il confronto tra le ali costituiva il cuore della battaglia perché la parte vincente poteva poi aggredire il centro dello schieramento nemico con notevoli possibilità di successo.
Cesare quindi staccò dal lato destro sei coorti di soldati, i più esperti, e li posizionò come riserva, rompendo lo schema classico. Separando le coorti dall'ala, oltre ad avere una unità mobile pronta ad accorrere nel momento del bisogno, il generale mostrò contemporaneamente un finto lato debole, prevedendo che la cavalleria pompeiana vi si sarebbe gettata a capofitto.
Le forze schierate da Cesare erano così disposte: la legione X all'ala destra sotto il comando di Publio Cornelio Silla, le legioni VIII e VIIII (queste ultime due con numero di effettivi dimezzati) all'ala sinistra sotto il comando di Marco Antonio; al centro le restanti cinque legioni, tra cui la legio XI e la legio XII[31][42] (agli ordini di Gneo Domizio Calvino) per un totale di ottanta coorti; oltre a due/sette coorti a guardia del campo,[33] per un totale di 22.000 fanti e 1.000 cavalieri.[34]
E tutto andò secondo il disegno di Cesare: Pompeo schierò la sua fanteria pesante in formazione allargata per impressionare il nemico, e, non appena iniziò la battaglia, Labieno mosse la sua cavalleria all'attacco del lato destro, mentre Pompeo impegnò al centro il grosso della fanteria di Cesare guidato da Marco Antonio. Quando la cavalleria di Labieno venne a contatto con l'ala destra dell'esercito di Cesare, questi fece muovere la riserva e stringere i cavalieri avversari in una tenaglia: l'unica possibilità di salvezza per Labieno e i suoi fu la ritirata. Sentendosi sicuro sul lato più debole, Marco Antonio fece avanzare all'attacco i propri fanti, mentre il grosso dell'esercito di Pompeo, vedendo sconfitti e in ritirata i cavalieri su cui erano riposte le speranze di vittoria, cedette terreno demoralizzato.
Con la ritirata di Labieno e la perdita di due fronti su tre, Pompeo considerò perduta la battaglia e si ritirò insieme a tutto lo stato maggiore. In questo modo salvò la sua vita e quella di tutti i suoi ufficiali (tranne Lucio Domizio Enobarbo), ma perse quella di 15 mila soldati, mentre le perdite di Cesare ammontarono in tutto ad appena duecento uomini.


Cesare - De Bello Civili - Liber III - 34

[34] Caesar Antonii exercitu coniuncto deducta Orico legione, quam tuendae orae maritimae causa posuerat, temptandas sibi provincias longiusque procedendum existimabat et, cum ad eum ex Thessalia Aetoliaque legati venissent, qui praesidio misso pollicerentur earum gentium civitates imperata facturas, L. Cassium Longinum cum legione tironum, quae appellabatur XXVII, atque equitibus CC in Thessaliam, C. Calvisium Sabinum cum cohortibus V paucisque equitibus in Aetoliam misit; maxime eos, quod erant propinquae regiones, de re frumentaria ut providerent, hortatus est. Cn. Domitium Calvinum cum legionibus duabus, XI et XII, et equitibus D in Macedoniam proficisci iussit; cuius provinciae ab ea parte, quae libera appellabatur, Menedemus, princeps earum regionum, missus legatus omnium suorum excellens studium profitebatur.


[34] Cesare, unitosi all'esercito di Antonio, dopo avere ritirato da Orico la legione che qui aveva posto per difendere la costa, giudicava di dovere mettere alla prova le province e avanzare oltre; ed essendo a lui giunti dalla Tessaglia e dall'Etolia ambasciatori a promettere che, se fosse stato mandato un presidio, le cittadinanze di quei popoli avrebbero eseguito gli ordini, mandò in Tessaglia L. Cassio Longino con la legione di reclute chiamata la ventisettesima e con duecento cavalieri e in Etolia C. Calvisio Sabino con cinque coorti e pochi cavalieri; li esortò, in modo particolare, a provvedere all'approvvigionamento, poiché quelle regioni erano vicine. Ordinò a Cn. Domizio Calvino di partire per la Macedonia con due legioni, la undicesima e la dodicesima, e con cinquecento cavalieri; Menedemo, mandato come ambasciatore dalla zona di quella provincia, che era chiamata libera, e che di quelle regioni era il capo, assicurava uno straordinario favore di tutti i suoi verso Cesare.

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BATTAGLIA DI DYRRHACHIUM

ANFITEATRO DI DURAZZO


La battaglia di Dyrrhachium fu combattuta il 10 luglio 48 a.C. nei pressi di Dyrrhachium (moderna Durazzo, Albania) tra gli eserciti di Gneo Pompeo Magno e Gaio Giulio Cesare. La vittoria di Pompeo non fu decisiva e i due generali si incontrarono nella battaglia di Farsalo.
Cesare provò a circondare Pompeo chiuso in Durazzo, ma Pompeo riuscì a penetrare l'ala destra di Cesare, le cui truppe si demoralizzarono e, malgrado l'intervento del loro generale, si diedero alla fuga. La vittoria di Pompeo non fu schiacciante solo perché l'esperto generale pensò che il suo avversario gli stesse tendendo una trappola in realtà inesistente.

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ATTRAVERSAMENTO DELLO STRETTO DI BRINDISI

Ancora con Cesare: La Guerra Civile
Riunitasi a Cesare, la XII fu la seconda legione a passare il fiume Rubicone, dopodichè occupò la regione del Picenum e la città di Ausculum.Percorrendo la costa adriatica all'inseguimento di Pompeo la XII arrivò fino a Brindisi nel marzo del 49 AC.Poi si diresse al Nord dove probabilmente partecipò all'assedio di Massilia per passare infine a combattere i pompeiani in Spagna.Terminate vittoriosamente le operazioni in Spagna tornò in Italia, accompagnando le truppe pompeiane sconfitte in Spagna fino alla frontiera fra la Gallia Transalpina e Cisalpina, dove furono dissolte.Nel novembre del 49 pare che abbia appoggiato l'ammutinamento della Legio VIII a Plasentia.Nel gennaio del 48 AC insieme alla Legio XI attraversò lo stretto di Otranto da Brundisium all'Epiro, pur decimata da un'epidemia che aveva colpito la zona, e da lì raggiunse la Macedonia, dove difese le terre fedeli a Cesare.Posteriormente alla sconfitta di Cesare a Dyrrachium la XII si riunì a lui, partecipando alla vittoriosa battaglia di Farsalo.Dopo Farsalo tornò in Italia, dove fu (provvisoriamente) dissolta, e ai veterani furono assegnate terre in Italia.Così termina la prima fase di vita della Legio XII, quella di militanza sotto Cesare che intendiamo ricostruire come gruppo di rievocazione.

http://www.legioxii.it/index.php?page=la-storia-della-legione

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30/07/09

LEGIO XI D' ALTRI LINK

In seguito la Legio XII fu utilizzata da Cesare, sempre in Gallia, contro i Belgi e i Nervi, e poi nella seconda incursione contro i Britanni.Partecipò al salvataggio della Legio XI assediata dai Galli Eburoni nel 53 AC, e probabilmente era fra le legioni che sostennero la battaglia di Alesia contro Vercingetorige, partecipando poi alla pacificazione degli ultimi focolai di resistenza in Gallia.Nel 52 AC fu rimandata "a casa" nella Gallia Cisalpina, per fronteggiare eventuali incursioni degli Illiri, ma già l'inverno 51-50 AC risulta averlo passato tra i Belgi, e quello seguente a Matisco nella Gallia Comata, da dove Cesare la richiamò per l'iniziare della Guerra Civile.

http://www.legioxii.altervista.org/articoli/storialegio.php
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La XII fu costituita assieme alla XI nel 58 a.C. da Giulio Cesare per la sua campagna contro gli Elvezi. La legione partecipò alla battaglia del Sabis contro i Nervi, combattendo probabilmente anche in occasione dell'assedio di Alesia. Durante la guerra civile tra Cesare e Pompeo, l'XI combatté nella battaglia di Farsalo. In seguito alla vittoria di Cesare la legione ricevette il titolo di Victrix; nel 45 a.C. i veterani vennero congedati, ricevendo delle terre in Gallia cisalpina, nei pressi di Parma.

http://www.fulminata.it/index.php?pid=12

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Settimio Severo Comandante delle legioni in Pannonia, le quali lo proclamarono imperatore (193 d.c.) all’indomani dell’assassinio di Pertinace (successore di Commodo), partì per l’Italia e prese possesso di Roma senza molte opposizioni. In una situazione di anarchia e vuoto di potere, i legionari di Siria proclamarono imperatore Pescennio Nigro, mentre quelli della Britannia scelsero Clodio Albino. Venne infine nominato un quarto imperatore, Didio Giuliano. Dopo quattro anni di sanguinose battaglie, nel 197 d.c. Settimio Severo sconfisse definitivamente gli altri pretendenti alla corona imperiale. Soldati della LEGIO I ITALICA e della LEGIO XI CLAUDIA schierati con Settimio Severo, assediarono Bisanzio e combatterono a Isso contro le legioni di Pescennio Nigro.
http://www.parmaromana.eu/storia_della_i_legio_italica.htm
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Quando il governatore della Pannonia Superior, Lucius Septimius Severus fu proclamato imperatore nel 193, la I Italica immediatamente si unì alla sua causa. In una campagna lampo il nuovo imperatore marciò su Roma, ma la I Italica non poté prendervi parte, perché Novae era troppo lontano dall'Italia. Comunque, ebbe un ruolo nella campagna di Severus contro il suo concorrente orientale Pescennius Niger. Soldati della I Italica e XI Claudia assediarono Byzantium e lottarono ad Issus. È anche possibile che qualche unità prese parte nelle campagne di Severus contro il regno dei Parti che terminò nel sacco di Ctesiphon (198).

http://legioneromana.altervista.org/ita/prima_italica2.html
Jona Lendering, Story of Legio I Italica
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GAIO ANTISTIO REGINO

LEGATUS LEGIONIS DELLA LEGIO XI
Gaio Antistio Regino (latino: Gaius Antistius Reginus; 80 a.C. circa – ...) è stato un generale della Repubblica romana.
Di questo personaggio sappiamo poco. Fu certamente in Gallia al tempo della sua conquista negli anni 53, 52 e 51 a.C. nel ruolo di legatus legionis della legione XI, sotto lalo comando di Gaio Giulio Cesare.

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BATTAGLIA D'ALESIA


Le fortificazioni diCesare ad Alesia, della battaglia presso Alise-sainte-Reine (52 a.C.).

Cesare piombò su Alesia e la cinse d'assedio: fece costruire un anello di fortificazioni lungo sedici chilometri tutto intorno all'oppidum nemico ed, all'esterno di questo, un altro di ventun chilometri circa, in previsione di un possibile attacco dalle spalle. Le opere d'assedio di Cesare comprendevano così due valli (uno interno ed uno esterno), fossati pieni d'acqua, trappole, palizzate, quasi un migliaio di torri di guardia a tre piani (a 25 metri circa, l'una dall'altra), ventitré fortini (occupati ciascuno da una coorte legionaria, nei quali di giorno erano posti dei corpi di guardia perché i nemico non facessero improvvise sortite, mentre di notte erano tenuti da sentinelle e da solidi presidi), quattro grandi campi per le legioni (due per ciascun castrum) e quattro campi per la cavalleria (legionaria, ausiliaria e germanica), posti in luoghi idonei.[139]
Dopo circa un mese di lungo e logorante assedio, giunse lungo il fronte esterno delle fortificazioni romane un potente esercito gallico di circa 240.000 armati ed 8.000 cavalieri, giunto in aiuto degli assediati.



« Ordinano agli Edui ed alle loro tribù clienti, Segusiavi, Ambivareti, Aulerci Brannovici, Blannovi 35.000 armati; egual numero agli Arverni insieme agli Eleuteti, Cadurci, Gabali e Vellavi che a quel tempo erano sotto il dominio degli Arverni; ai Sequani, Senoni, Biturigi, Santoni, Ruteni e Carnuti 12.000 ciascuno; ai Bellovaci 10.000 (ne forniranno solo 2.000); ai Lemovici 10.000; 8.000 ciascuno a Pittoni e Turoni, a Parisi ed a Elvezi; ai Suessoni, Ambiani, Mediomatrici, Petrocori, Nervi, Morini, Nitiobrogi ed agli Aulerci Cenomani, 5.000 ciascuno; agli Atrebati 4.000; ai Veliocassi, Viromandui, Andi ed Aulerci Eburovici 3.000 ciascuno; ai Raurici e Boi 2.000 ciascuno; 10.000 a tutti i popoli che si affacciano sull'Oceano e per consuetudine si chiamano genti Aremoriche, tra cui appartengono i Coriosoliti, i Redoni, gli Ambibari, i Caleti, gli Osismi, i Veneti, Lessovi e gli Unelli... »
(Cesare, De bello Gallico, VII, 75.)


Al comando di questo immenso esercito di soccorso furono posti: l'atrebate Commio, gli Edui Viridomaro e Eporedorige, e l'arverno Vercassivellauno, cugino di Vercingetorige.Per quattro giorni le legioni cesariane resistettero agli attacchi combinati dei Galli di Alesia e dell'esercito accorrente. Il quarto giorno, questi ultimi riuscirono ad aprire una breccia nell'anello esterno, ma furono respinti grazie all'accorrere prima del legato Labieno, poi dello stesso Cesare, il quale riuscì a rintuzzare l'attacco nemico al comando della cavalleria germanica e delle truppe di riserva raccolte lungo il percorso. Il nemico gallico fu accerchiato, con un'abile manovra esterna. Era la fine del sogno di libertà della Gallia; Vercingetorige si consegnò al proconsole romano.

RESA DI VERCINGETORIGE

La fine di Alesia fu il termine della resistenza delle tribù della Gallia. I soldati di Alesia, così come i sopravvissuti dell'esercito di soccorso, furono fatti prigionieri. In parte furono venduti come schiavi ed in parte ceduti come bottino di guerra ai legionari di Cesare, ad eccezione dei membri facenti parte delle tribù Edui e degli Arveni che furono liberati e perdonati per salvaguardare l'alleanza di queste importanti tribù con Roma. Dopo la vittoria, il Senato decretò venti giorni di festa in onore del proconsole, mentre Vercingetorige fu mantenuto in vita nei sei anni successivi, in attesa di essere esibito nella sfilata di trionfo di Cesare. E, come era tradizione per i comandanti nemici catturati, alla fine della processione trionfale fu rinchiuso nel Carcere Mamertino e strangolato. Al termine di questo settimo anno di guerra, Cesare, dopo aver raccolto la resa della nazione degli Edui, dispone per l'inverno del 52-51 a.C. le undici legioni come segue: le legioni VII, XV e la cavalleria con Tito Labieno ed il suo luogotenente, Marco Sempronio Rutilo, tra i Sequani a Vesontio; la legione VIII con il legato Gaio Fabio e la VIIII con il legato Lucio Minucio Basilo presso i Remi (probabilmente nei pressi di Durocortorum e Bibrax), per proteggerli dai vicini Bellovaci ancora in rivolta; la legione XI con Gaio Antistio Regino tra gli Ambivareti; la legione XIII con Tito Sestio tra i Biturigi (probabilmente a Cenabum); la legione I con Gaio Caninio Rebilo tra i Ruteni; la legione VI con Quinto Tullio Cicerone a Matisco e la XIIII con il legato Publio Sulpicio a Cabillonum presso gli Edui. Egli stesso fissò il suo quartier generale a Bibracte e vi si recò con le legioni X e XII.

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BATTAGLIA DEL FIUME SABIS


La battaglia del fiume Sabis, nota anche come battaglia del Sambre o battaglia contro i Nervii, fu combattuta nel 57 a.C. nelle moderne Fiandre tra un esercito della Repubblica romana e un'alleanza di tribù belgiche , principalmente Nervi , nei pressi del fiume Sambre . Il comandante delle truppe romane, Gaio Giulio Cesare , venne sorpreso e quasi sconfitto; secondo il suo racconto, una combinazione di difesa ostinata, capacità di comando e arrivo delle truppe di rinforzo permise ai Romani di mutare una sconfitta in una vittoria determinante.

Indice:

Data:
luglio 57 a.C.
Luogo:
fiume Sambre , nei pressi di Saulzoir , moderna Francia
Esito:
Vittoria romana

Contesto storico
Per approfondire, vedi la voce Conquista della Gallia .
Nell'inverno 58 - 57 a.C. , Cesare venne a conoscenza di voci che indicavano la volontà delle tribù di Belgi di attaccare i Romani.[2] Queste notizie gli furono utili per estendere le proprie conquiste al di là della Gallia vera e propria, per assoldare altre due legioni, la XIII e la XIIII ,[3] e per convincere la tribù dei Remi ad allearsi con lui.[4]
Come rappresaglia, le tribù blegiche e celtiche attaccarono Bibracte , l' oppidum dei Remi, situato nei pressi del fiume Aisne , allo scopo di attirare allo scoperto Cesare;[5] questa alleanza includeva le tribù dei Bellovaci , Suessioni , Nervii , Atrebati , Ambiani , Morini , Menapi , Caleti , Veliocassi , Viromandui , Atuatuci , Condrusi , Eburoni , Ceresi e Pemani , ed era sotto il comando di Galba , re dei Suessioni.

1. Preludio alla battaglia
Cesare rispose rapidamente, difendendo l'oppidum e attaccando la tribù dei Nervi; la scarsa coordinazione delle forze alleate fece sì che l'unione collassò, e gli eserciti tribali ritornarono ciascuno alle proprie terre, dove vennero sconfitti singolarmente e assoggettati dai Romani.[6] Le quattro tibù dei Nervi, degli Atuatuci, degli Atrebati e dei Viromandui si rifiutarono però di arrendersi.

2. Forze in campo
Repubblica romana - Gaio Giulio Cesare
Otto legioni: VII , VIII , VIIII Triumphalis , X , XI , XII , XIII , XIIII
Ausiliari, arcieri e cavalleria
Totale: circa 40.000
Alleanza belgica - Boduognato
Eserciti alleati: Nervi , Viromandui , Atrebati
Totale: 85.000 secondo Cesare


LA BATTAGLIA


Prima fase: i Romani in marcia sono attaccati dalla cavalleria dei Belgi
Le legioni di Cesare marciarono per tre giorni nel territorio dei Nervi, ricevendo rapporti sulle loro posizioni.[8] Cesare portò avanti le sei legioni veterane, mentre le due nuove legioni scortavano i bagagli. Le forze romane cominciarono a costruire il campo di marcia a nord-est del fiume Sabis su una collina. Ad ovest del fiume, con egual pendenza, si trovava un altro colle estremamente boscoso opposto a quello dove i Romani stavano costruendo il campo. E dentro a questi boschi della riva opposta si erano nascosti i Belgi.
La cavalleria insieme a frombolieri ed arcieri ausiliari di Cesare attraversò il corso d'acqua, che era profondo meno di un metro, per ottenere informazioni sulla disposizione del nemico e per ingaggiare battaglia con la cavalleria dei Belgi , la quale si ritirò tra i boschi e di nuovo uscendone attaccava nuovamente i Romani, per ritirarsi ancora una volta tra gli alberi.
Le forze belgiche, sotto il comando di un certo Boduognato , erano composte dai Nervi, dai Viromandui e dagli Atrebati, in quanto gli Atuatuci erano ancora in marcia, e non fecero in tempo a giungere sul luogo della battaglia prima della sua fine. Si erano disposti sulla riva sud del fiume, al riparo degli alberi e si preparavano all'attacco.


Seconda fase: attacco in massa dei Belgi al campo romano Dopo aver attraversato il fiume, che in quel punto era profondo solo tre piedi (poco meno di 1 metro), i Belgi caricarono su per la collina contro le legioni che stavano preparando il campo e che non ebbero, quindi, il tempo di disporsi in assetto da battaglia. I Romani, infatti, iniziarono a combattere mentre alcuni di loro non avevano ancora indossato l'elmo o imbracciato lo scudo. I legionari prendevano posizione nello schieramento casualmente di fianco alle insegne più vicine, dove si trovavano meno distanti dal luogo in cui, poco prima, stavano costruendo il campo.


« Intanto le sei legioni, che erano giunte prime, tracciarono la pianta e cominciarono a fortificare il campo . Quando i nemici, che erano nascosti nei boschi, videro le salmerie romane... poiché dentro ai boschi si erano disposti già in ordine di battaglia... all'improvviso con tutte le truppe mossero in avanti di corsa ed attaccarono la cavalleria romana. Respinti e sbaragliati questi senza difficoltà, i Belgi con grande rapidità scesero di corsa al fiume, tanto da apparire contemporaneamente nei boschi, al fiume ed a combattere contro i nostri. E con identica rapidità mossero per il colle di fronte dove si trovava il nostro campo [dei Romani] e verso quelli che erano impegnati a costruirlo. »
(Cesare,
De bello Gallico 2.19 .)


Terza fase: la controffensiva romana
Sul lato sinistro dello schieramento romano, i soldati della IX e X si trovarono a fronteggiare gli Atrebati , i quali furono, però, ricacciati oltre il fiume dopo un fitto lancio di giavellotti . I legionari, passato il Sabis inseguirono il nemico in fase di ritirata e ne fecero un grande strage. Egualmente anche le legioni VIII e XI che si trovavano al centro dello schieramento, sbaragliarono i Viromandui lungo le rive del fiume. Le legioni VII e XII , rimaste da sole a difesa del campo romano, furono attaccate da più parti dai Nervi che costituivano la parte più consistente dello schieramento avversario.

In questa confusione totale, dove per poco la parte destra dello schieramento romano non fu completamente travolto dall'avanzata dei Nervi , solo la ferrea disciplina delle legioni e dei loro ufficiali, salvarono il generale romano da una possibile disfatta. Cesare racconta anche che: Le due legioni, la VII e XII, pur se circondate, continuarono a combattere con grande ardore per la propria sopravvivenza, mentre le legioni XIII e XIIII si avvicinavano il più rapidamente possibile al teatro della battaglia.
3. 4. Quarta fase: la vittoria romana
Cesare, dopo aver esortato la legione X, si recò all'ala destra dello schieramento romano, dove i soldati della legione XII erano incalzati dai Nervi.

Con l'arrivo alle spalle dell'esercito dei Nervi della Legio X e dei rinforzi che erano stati fino a quel momento a guardia delle salmerie, i Romani presero il sopravvento, e sebbene i Nervi combattessero con coraggio e ostinazione, furono completamente massacrati. Cesare narra che al termine della battaglia dei 60.000 Nervi, ne rimasero in vita solo 500.[12] E gli Atuatuci , venuti a sapere della sconfitta subita dai loro alleati, si ritirarono tutti insieme in una sola città fortificata dalla natura del luogo: l' oppidum di Namur .



« [Cesare] riunite le insegne della XII legione, i soldati accalcati erano d'impaccio a se stessi nel combattere, tutti i centurioni della quarta coorte erano stati uccisi ed il signifer era morto anch'egli, dopo aver perduto l'insegna, quasi tutti gli altri centurioni delle altre coorti erano o feriti o morti [...] mentre i nemici, pur risalendo da posizione da una posizione inferiore, non si fermavano e da entrambi i lati incalzavano i Romani [...] Cesare vide che la situazione era critica [...] tolto lo scudo ad un soldato delle ultime file [...] avanzò in prima fila e chiamati per nome i centurioni, esortati gli altri soldati, ordinò di avanzare con le insegne allargando i manipoli, affinché potessero usare le spade. Con l'arrivo di Cesare ritornata la speranza nei soldati e ripresi d'animo [...] desiderarono, davanti al proprio generale, di fare il proprio dovere con professionalità, e l'attacco nemico fu in parte respinto. Cesare avendo poi visto che anche la legione VII era incalzata dal nemico, suggerì ai tribuni militari che a poco a poco le legioni si unissero e marciassero contro il nemico voltate le insegne. Fatto questo, dopo che i soldati si soccorrevano vicendevolmente senza più aver paura di essere presi alle spalle dal nemico, cominciarono a resistere con maggior coraggio e a combattere più valorosamente. Frattanto le due legioni che erano state nelle retroguardie e di scorta alle salmerie [le legioni XIII e XIV ] giunta notizia della battaglia, presero a correre a gran velocità [...] Tito Labieno dopo aver occupato il campo nemico, e visto quanto accadeva nel nostro campo da un'altura, mandò in soccorso ai nostri la legione X . »
(Cesare,
De bello Gallico 2.25-26 .)



Conseguenze
La presa della città di Namur , la vittoria contro i Nervi prima, e quella presso il fiume Axona nel corso della stessa campagna del 57 a.C. , diedero a Cesare il controllo dell'attuale Belgio .
Il luogo della battaglia individuato dagli storici moderni, sono le colline di Hautmont-Boussières (campo dei Romani) e di Bois du Quesnoy.
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Legio XI da Wikipedia

La Legio XI Claudia fu una legione romana raccolta da Gaio Giulio Cesare nel 58 a.C. e attiva almeno fino all'inizio del V secolo. Il simbolo della XI non è documentato: potrebbe essere stato il toro, Romolo e Remo allattati dalla lupa, oppure il dio Nettuno.
Storia
La XI fu costituita assieme alla XII nel 58 a.C. da Giulio Cesare per la sua campagna contro gli Elvezi. La legione partecipò alla battaglia del Sabis contro i Nervi, combattendo probabilmente anche in occasione dell'assedio di Alesia. Durante la guerra civile tra Cesare e Pompeo, l'XI combatté nella battaglia di Dyrrhachium e in quella di Farsalo. In seguito la legione fu sciolta, e i veterani furono inviati come coloni a Bojano, fondando una colonia che ricevette il nome di Bovianum Undecumanorum, "Bovianum dei membri dell'Undicesima", per distinguerla da una preesistente colonia romana a Bojano (che da allora prese il nome di Bovianum Vetus).
Il figlio adottivo di Cesare, quell'Ottaviano che sarebbe poi diventato Augusto, decise di ricostituire molte delle legioni del padre assassinato, anche con l'intenzione di sottolinearne l'eredità: l'XI fu una di queste legioni. Ricostituita nel 42 a.C., l'XI combatté alla battaglia di Filippi, in cui gli assassini di Cesare, Marco Giunio Bruto e Gaio Cassio Longino, furono definitivamente sconfitti. Successivamente fu inviata in Italia, dove sedò una rivolta a Perugia, e fu probabilmente coinvolta nella sconfitta di Sesto Pompeo, che controllava la Sicilia, ad opera di Marco Vipsanio Agrippa, per conto di Ottaviano.
La guerra civile tra Ottaviano e Marco Antonio (32-31 a.C.) vide ovviamente l'XI combattere per Ottaviano, fino alla decisiva battaglia di Azio. Rimasto l'unico signore della Repubblica Romana, Ottaviano riorganizzò le numerose legioni rimaste al suo comando dopo anni di guerre civili: l'XI fu inviata nei Balcani. Dopo la sconfitta nella battaglia di Teutoburgo (9) in cui tre legioni andarono distrutte, Augusto ridispose le legioni rimaste, e l'XI venne inviata a Burnum (moderna Chistagne) in Dalmazia, a condividere il campo con la VII Paterna. Alcune vessillazioni furono inviate a ricoprire altri ruoli lontano dal campo madre: sono attestate in questo periodo a Salonae (Spalato) e a Gardun.
L'imperatore Claudio era stato appena eletto (41), quando il governatore della Dalmazia, Lucio Arrunzio Camillo Scriboniano si rivoltò, proclamandosi imperatore (42). I soldati della XI e della VII Paterna rimasero però fedeli all'imperatore della dinastia giulio-claudia e spensero la ribellione: Claudio premiò le due leali legioni concedendo loro il titolo Claudia Pia Fidelis ("pia e fedele a Claudio").[1]
Durante l'Anno dei quattro imperatori, l'XI Claudia si mise dalla parte del senatore Otone, avversato da Vitellio. Le legioni che li sostenevano si scontrarono a Cremona (prima battaglia di Bedriaco), ma la vessillazione dell'XI giunse in ritardo e Vitellio vinse la battaglia, rimandando indietro la vessillazione senza punirla. Allora i legionari della Claudia si schierarono con un altro pretendente, Vespasiano, che alla fine divenne imperatore dopo aver sconfitto Vitellio nella seconda battaglia di Bedriaco. Immediatamente dopo l'ascesa al trono Vespasiano dovette fronteggiare la rivolta batava, e l'XI fece parte della vittoriosa spedizione di Quinto Petillo Cereale. La distruzione di quattro legioni, però, obbligò l'imperatore a ridisporre le proprie truppe, e l'XI si spostò a Vindonissa in Germania superiore, al posto della XXI Rapax, mentre in Dalmazia fu sostituita dalla IIII Flavia Felix.
Dopo aver partecipato a degli scontri sulla riva orientale del Reno nel 73/74, la Claudia fece parte della spedizione comandata dall'imperatore Domiziano contro i Chatti, avvenuta nell'83. Nel 101 la legione venne trasferita a Brigetio (Szöny) in Pannonia inferiore; partecipò probabilmente alla campagna dacica di Traiano, che portò alla conquista della regione (101-106). Poco dopo, prima del 114, l'XI venne spostata a Durostorum (Silistra) in Mesia inferiore. La legione partecipò alla difesa della Crimea, mentre una sua vessillazione fu inviata da Adriano in Giudea in occasione della seconda guerra giudaica (132-135).
La XI Claudia si schierò fin dall'inizio dalla parte di Settimio Severo, quando il governatore della Pannonia superiore decise di porre con la armi la propria candidatura alla successione di Pertinace (aprile 193). Assieme alla I Italica, l'XI Claudia combatté contro un altro pretendente, Pescennio Nigro, che fu assediato a Bisanzio. Severo organizzò poi una campagna contro i Parti, arrivando a conquistarne la capitale Ctesifonte, ed è possibile che l'XI vi abbia partecipato.
Durante il III secolo, l'imperatore Gallieno dovette affrontare la rivolta di Postumo, signore del cosiddetto Impero delle Gallie. Gallieno riuscì a mantenere il potere, e premiò alcune legioni con titoli come VI Pia VI Fidelis, "sei volte pia, sei volte leale", garantendo ad alcune legioni il titolo anche sette volte. La XI ricevette il titolo sei volte, non sette: non è noto per quale motivo Gallieno non conferì il settimo titolo alla legione, così come non è noto chi avesse conferito i titoli tra il primo e il quinto.
Fino all'inizio del V secolo l'XI fu di guardia sul Danubio, anche se diverse sotto-unità erano sparse per l'impero. La Notitia dignitatum registra come il prefetto della undecima Claudia sia sotto il dux Moesiae secundae a Durostorum,[2]; sotto lo stesso dux ci sono anche altre due sotto-unità dell'XI, la cohors quinta pedatura superior e la cohors quinta pedatura inferior, entrambe a Transmarisca. Sotto-unità dell'XI dovrebbero essere gli undecimani (una unità comitatense) sotto il comes Hispenias[3] e quelli (una unità palatina) sotto il magister militum praesentalis II.[4]
Note ^ Svetonio, nel raccontare la vita di Claudio (v.13), afferma che le legioni inizialmente decisero di seguire il proprio governatore, ma furono bloccate da un timore superstizioso: non riuscirono ad adornare le aquile né a smuoverle. Cambiata opinione, le legioni posero fine alla rivolta in cinque giorni.
^ Notitia dignitatum in partibus orientis, xl
^ Notitia dignitatum in partibus occidentis, vii.
^ Notitia dignitatum in partibus orientis, vi

Bibliografia:
Lendering, Jona, "Legio XI Claudia Pia Fidelis", Livius.org

Collegamenti esterni :
Legio XI Gruppo Storico Romano, Gruppo di ricostruzione storica

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Aegerivs Licivs


FOTO SCATTATA AL NATALE DI ROMA IL 19 APRILE 2009

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29/07/09

LEGIO XI CLAUDIA PIA FIDELIS

LEGIO X CLAUDIA PIA FIDELIS

La Storia della Legio XI durante le guerre di CesareL’XI fu arruolata da Cesare per la guerra in Gallia, iniziata con la campagna contro gli Elvezi nel 58 AC ed il loro capo Orgetorige. La XI combatté anche, come menzionata nel De Bello Gallico con Cesare nella battaglia contro i Nervi l’anno successivo, e probabilmente, anche negli assedi di Bourges e di Alesia, dove Cesare si vide costretto a misurarsi sia con 80 mila Galli della tribù degli Averni comandati da Vercingetorige asserragliati nella città, che con altre tribù galliche che premevano dall’esterno le controfortificazioni romane. Al ritorno dalla campagna di Gallia, durante la Guerra Civile contro Pompeo, l’XI combatté con Cesare nella battaglia che il grande Condottiero perse a Dyrrhachium nel 48 AC e successivamente nella vittoriosa ultima battaglia di Farsalo che segnò la fine della carriera del suo ex collega, Pompeo Magno, poi ucciso per ordine del Faraone Tolomeo XIII, fratello di Cleopatra, in Egitto. La Legione venne quindi sciolta nel 45 AC ed i suoi veterani furono premiati con l’elargizione di terre a Bovianum (odierna Boiano in Campania) che quindi fu anche chiamata Bovianum Undecimanorum per la presenza dei veterani della XI.Ottaviano AugustoLa Legio XI fu ricostituita da colui il quale diventerà il primo Imperatore di Roma, Ottaviano Augusto, figlio di Azia, nipote di Cesare, a partire dal 42 DC per combattere nella successiva guerra civile contro gli assassini dello zio, Bruto e Cassio nella battaglia di Filippi in Grecia e nell’assedio di Perugia che contrappose per la prima volta i due principali triumviri (Ottaviano e Marco Antonio). Secondo molte fonti la XI fu impegnata anche nelle campagne condotte da Ottaviano nel 38 AC contro gli ultimi seguaci di Pompeo Magno capeggiati dal figlio Sestio Pompeo che con la loro flotta avevano occupato la Sicilia, minacciando così gli approvvigionamenti di Roma. Sestio Pompeo fu definitivamente sconfitto dal genero di Ottaviano, il grande generale Marco Vispanio Agrippa nel 36 AC nelle battaglie di Mylae e Naulochus. Nel 31 AC, ormai Ottaviano e Marco Antonio erano in aperto conflitto e troviamo la XI legione che al fianco del primo combatte contro il secondo. La vittoria finale a cui la XI prende eroicamente parte si svolge ad Azio e rappresenta la definitiva consacrazione di Ottaviano, poi insignito del titolo di Augusto e la fine di Marco Antonio e Cleopatra che in seguito si suicidarono.La XI fu quindi inviata nei Balcani dove stanziò per quasi un secolo. Dopo il disastro della battaglia di Teutoburgo, in Germania, nei pressi del Reno che costò la perdita di ben tre legioni (XVII, XVIII e XIX) tra le più esperte (settembre del 9 DC), la XI si stabilì a BURNUM nella costa dalmata (la moderna Kistanje in Croazia) che occupò insieme alla VII legione. I legionari della XI furono così impegnati sul quel fronte considerato molto caldo per le sue continue rivolte. La XI operò in molti posti, come la capitale della provincia, Salone (la moderna Spalato). Una unità distaccata, probabilmente qualche Coorte occupò Gardun ma le attività non comprendevano solamente il controllo militare del territorio ma anche la costruzione di nuove vie di comunicazione, fondamentali per permettere alle legioni di spostarsi e intervenire rapidamente, favorendo così anche lo sviluppo degli scambi commerciali. 42 A.C. - Claudia Pia FidelisNel 42 DC, mentre si trovava ancora a Burnum, il Governatore della Dalmazia, L. Arrunzio Camillo Scriboniano si rivoltò contro l’attuale Imperatore Claudio (41-51), succeduto ad Ottiaviano (31 AC- 14 DC) e quindi a Tiberio (14-37) e poi a Caligola (37-41). Le legioni VII e XI si dimostrarono fedeli all’Imperatore Claudio e misero fine alla rivolta di Scriboniano. Claudio così premiò le due legioni fedeli con l’appellativo che poi sarebbe rimasto per sempre di Claudia Pia Fidelis ovvero leali e fedeli a Claudio.69 A.C. – L’anno dei 4 ImperatoriNel 58 DC, durante l’Imperium di Nerone (51-68) la VII legione Claudia lasciò Burnum per essere dispiegata lungo il Danubio mentre la sua gemella, la XI Claudia restò in Dalmazia; se ne trova menzione al tempo del suicidio dell’Imperatore Nerone e si conosce anche il nome del suo Comandante in questi anni, il Legato A. Ducenius Geminius . La fine di questo Imperatore segna la fine della dinastia Giulio-Claudia ma anche l’inizio di una nuova fase di lotte intestine (68-69) che vedranno almeno 4 pretendenti contendersi il dominio di Roma, ovvero, Galba, Otone, Vitellio e Tito Flavio Vespasiano (70-79). Il nuovo Imperatore ufficiale, era un anziano Console, Galba, non più legato come detto alla famiglia Claudia ma molto ricco e potente. Il suo porporato fu messo in discussione dal Governatore della Germania Inferiore, Vitellio che si ribellò e da un ricco senatore Otone, che a sua volta si fece proclamare Imperatore. Galba fu linciato dai suoi stessi soldati nel Foro, così le legioni dovettero scegliere per chi dei due pretendenti rimasti schierarsi. La XI Claudia PF insieme alla VII Claudia PF ed alla XIV Gemina si schierarono in favore di Otone. Fu quindi inviata a combattere contro Vitellio a Cremona, dove, in realtà non arrivò mai se non a battaglia finita, non potendo quindi fornire il suo contributo. Il vincitore della battaglia, Vitellio divenne quindi il nuovo Imperatore ma preferì non punire quelle legioni che avevano combattuto contro di lui, ordinò quindi alla XI Claudia PF di tornare in Dalmazia.Quando nello stesso anno (1 luglio 69 DC), il comandante delle legioni dell’Oriente (Dalmazia, Illiria, Giudea, Pannonia, Moesia), Vespasiano fu proclamato Imperatore a Cesarea dai suoi soldati , la XI Claudia che ancora si trovava in quelle zone si schierò al suo fianco e combattè valorosamente nella Battaglia di Bedriacum e nel secondo assedio di Cremona che segnò la fine delle lotte intestine e la vittoria di Vespasiano che inaugura la stagione degli imperatori provenienti dalla famiglia Flavia.L’anno dopo, nel 70 DC la XI Claudia PF prende parte alla spedizione del Generale Ceriale per soffocare la rivolta di Giulio Civile in Gallia (la cosiddetta rivolta dei Batavi). Portato a termine coraggiosamente questo compito la XI Claudia fu inviata presso il vecchio castrum della XXI Rapax, presso VINDONISSA (l’attuale Windisch in Svizzera) in Germania Superiore. In Dalmazia, XI Claudia PF fu quindi sostituita dalla IIII Flavia Felix.Esistono molte evidenze archeologiche che testimoniano la presenza della XI Claudia PF a Windisch come le strade, l’anfiteatro e i ritrovamenti dei suoi forni presso Rupperswil. Ancora una volta ciò testimonia, come già accaduto in Dalmazia, l’enorme attività dei legionari della XI Claudia PF nel costruire forti, strade, ponti e città (per esempio è provata la costruzione della città tedesca di Baden-Baden). L’XI Claudia PF in questo periodo in cui occupò il Castrum di Vndonissa si distinse nelle lotte contro i Germani presso la temuta riva destra del Reno (nel 73, nel 74 e nell’83), resa molto instabile dopo la sconfitta di Teutoburgo. Prese parte inoltre alle guerre contro le tribù dei Catti combattute sotto Domiziano (81-96), l’ultimo Imperatore della famiglia Flavia. Probabilmente stanziò durante un periodo di relativa pace a Mainz, insieme alla I Adiutrix ed alla XIV Gemina.Secondo secoloCi sono indicazioni secondo cui la XI ClaudiaPF fu spostata nel 101 DC a BRIGETIO, nella Pannonia Inferiore per breve tempo, in occasione delle Guerre Daciche (101-106) di Traiano, della Gens Antonina e Imperatore dal 98 al 117.Nel 104 la XI Claudia PF su nuovamente spostata, questa volta nella Moesia Inferiore, a DUROSTOURUM (la moderna Silistra in Bulgaria), e questo sarà il luogo dove resterà finché se ne ha notizia, a guardia della frontiera danubiana,. Avrà la responsabilità della protezione delle colonie greco romane allate della Crimea (insieme alla I Italica e alla V Macedonica). Qui continuerà a reclutare uomini dalla vicina Tracia e rappresenterà una unità fondamentale per la politica militare romana in Asia Minore. La XI Claudia PF ebbe il compito di costruire un forte a Draschna nella valle di Buzau nel sud-est dei Carpazi (insieme alla V Macedonica) e compiti più di carattere burocratico nella capitale della provincia, Tomis. Durante il regno di Adriano (117-138), una Vessillazione della XI Claudia PF fu inviata in Giudea dove soppresse la rivolta messianica capeggiata da Simon ben Kosiba (132-136).Quando il governatore della Pannonia Superiore Lucio Settimio Severo (193-211), un generale nato a Leptis Magna e proveniente dalla Gens di rango equestre dei Severi,fu proclamato imperatore nell’aprile del 193, l’XI Claudia PF si schierò dalla sua parte. Settimio Severo marciò quindi su Roma ma la XI non prese parte all’azione in quanto la sua base, Durostorum, era troppo lontana dall’Italia. Prese invece parte alle successive campagne di Severo contro il suo rivale Piscennio Nigro (193-194) dove, insieme alla I Italica assediò Bisanzio, attraversò le Porte della Cilicia (un passaggio attraverso la catena montuosa del monte Taurus in Turchia) e sconfisse definitivamente Nigro nella battaglia di Isso. Stando ad alcune fonti la XI Claudia PF seguì l’Imperatore Settimio Severo anche nei successivi conflitti che ebbe contro il potente Impero dei Parti conquistando la loro capitale Ctesifonte nel 198.Dal Terzo secolo alla fine dell’ImperoDurante l’ennesimo conflitto per la successione questa volta tra l’Imperatore Gallieno (260-268) ed il suo rivale Postumo (fondatore e Imperatore del cosiddetto Impero Gallico tra il 260 e il 269, la XI Claudia PF si schierò con il primo e si guadagnò l’appellativo Pia V Fidelis V e Pia VI Fidelis VI. Non si hanno notizie di quale Imperatore precedentemente l’abbia insignita di queste qualità la seconda, terza e quarta volta. Combatté sempre con Settimio Severo contro gli Armeni.Si hanno notizie documentate che nel 295, una Vessillazione della XI Claudia PF combatté sotto l’Imperatore Diocleziano (284-305) in Egitto,e tre anni dopo un’altra Vessillazione fu impegnata in Mauritania con l’Imperatore associato Massimiano (286-305), quest’ultimo, appunto nel 298 celebra il trionfo a Cartagine dopo aver attraversato tutta la regione ed aver sconfitto gli invasori (Bavari, Berberi, Quinquegentanei). Agli inizi del 5° secolo la XI Legione Claudia PF è ancora a Durostorum, a protezione del fronte del basso Danubio. Probabilmente alla fine dell’Impero Romano d’Occidente la legione si scioglie e i discendenti dei suoi veterani vivranno nei secoli in quella zone dell’Europa.MONETE CONIATE PER CELEBRARE LA LEGIO XIsono con l'effige di:Marco Antoniodell'Imperatore Settimio Severo dell'Imperatore Gallieno.
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The glorious LEGIO XI Pia Fidelis, founded by Julius Caesar in 58 b.c. for the campaign in Gaul. After many victories vs Nervi and Elvetii tribes, they triumphed over Vercingetorige in Alesia battle. In 101 the XI Legio moved to Brigetio, in southern Pannon region (current Hungary) to attend the Trajan wars in Dacia. The legend relate us that the XI legionaries located their Castrum close the Sophiane village (current Pecs, where today is possible visit some roman tombs). Around the 380 a.c. started the Roman Empire fall, but they decided not to go back to Rome, remaining in that lands!! They founded a little paradise, in a wonderfull land, with wonderfull women, far away from the bloody wars!! Now the XI Legio is back!!!

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